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Storia del teatro in appartamento
6. Grandattori e mattatori
Con la nascita del melodramma e l’affermarsi del Romanticismo con la sua scoperta dei drammi shakespeariani, il rapporto tra teatro e abitazione si affievolisce. Non ci sono notizie di compagnie o attori chiamati ad eseguire spettacoli presso corti, piuttosto che abitazioni nobiliari, tra ‘700 e ‘800.
Già nel Settecento, infatti, il teatro cambia. È il secolo dell’Illuminismo e dell’empirismo, per cui nel teatro prende corpo una rivoluzione dei sensi, attraverso la quale si fa esperienza delle cose. Il teatro diventa l’esperienza creatrice dell’attore e la forma recitativa che egli adotta è la tragedia. Il genere che mal si lega alle liete atmosfere delle feste in abitazione dei signori, i quali preferiscono accogliere musicisti e cantanti con esecuzioni di brani d’opera. È il secolo dei grandi attori come Garrick, Ekhof, Kean, Kemble e Modena. Questi, attraverso la drammaturgia shakespeariana, crearono un modo di fare teatro che ha al centro la ricerca di un significato intimo al testo attraverso il gesto e la corporeità dell’attore.
Questi attori tracciarono la strada per il teatro grandattorico dell’Ottocento, tutto italiano, con Ernesto Rossi, Tommaso Salvini, Adelaide Ristori. Anche per seguenti attori “mattatori” come Eleonora Duse. Il pubblico impazziva per gli attori, diventavano dei veri e propri miti. Erano come gli attuali attori hollywoodiani che tutti conosciamo. Sicuramente questo influì molto sulla tradizione del teatro in abitazione, in quanto i nobili, cioè quelli che potevano permettersi di ospitare compagnie teatrali nella propria casa, preferivano recarsi direttamente a teatro per veder recitare i propri idoli.
Il teatro in abitazione rimane ma non al livello professionistico che ricordiamo con i comici dell’Arte. Si tratta di un livello a metà tra la passione personale e la ricerca interpretativa. Basti pensare a Stanislawskij il quale, presso la casa di famiglia, fece costruire un vero e proprio teatrino in cui si divertiva a rappresentare drammi e commedie scritte da lui insieme ai suoi fratelli e cugini, e messi in scena in occasione di riunioni e feste di famiglia. Oppure a George Sand che, nel salotto di casa sua, effettuava degli studi personali sull’improvvisazione comica facendo recitare i suoi figli.
Oggi il teatro è molto cambiato. Se pensiamo a ciò che era nell’antica Grecia, uno strumento di educazione per la società, quindi sostenuto anche politicamente e non solo culturalmente, oggi si verifica l’esatto opposto. Il teatro è un bene di grande potenza, capace non solo di cambiare le persone ma addirittura anche di curarle, poiché numerosi studi scientifici sulla drammaterapia lo dimostrano. Purtroppo tutto ciò non viene assolutamente preso in considerazione, mentre il teatro deve essere trattato come un autentico servizio pubblico da offrire ai cittadini.
Gli attori, gli autori, i registi, non avendo alcun appoggio che gli permetta di offrire la propria arte ma anche solo di praticarla nei teatri, sono costretti a cercare altri luoghi per farlo. Una piazza, una scuola, un cortile, anche solo il salotto caldo e accogliente di un padrone di casa che abbia voglia di ospitare il teatro e offrirlo a parenti e amici. Un po’ come quegli antichi comici dell’Arte che presso corti e palazzi, il teatro lo hanno costruito, regalando dignità e orgoglio a questo nobile e antico mestiere.