![](https://static.wixstatic.com/media/ad1466_10cdcb1991944edfae74a1c807b8719b.jpg/v1/fill/w_190,h_212,al_c,q_80,usm_0.66_1.00_0.01,enc_avif,quality_auto/ad1466_10cdcb1991944edfae74a1c807b8719b.jpg)
staseranoidavoi
Storia del teatro in appartamento
5. La commedia dell'arte
Evoluzione diretta del giullare è l’attor comico dell’Arte. Con la Commedia dell’Arte siamo di fronte alla primissima forma di drammaturgia dell’attore. I comici applicavano la costruzione di un montaggio intrinseco alla presenza. Questi vagabondi diedero così inizio alla storia del teatro moderno, creando una società che non c’è. Nel senso, cioè, di una micro società che si distacca dalla cultura ordinaria dell’epoca. La problematica in funzione della quale nel corso dei secoli, si delinearono i percorsi delle compagnie, è quella condizione che oggi è la meta di tutti gli attori, gli autori e i direttori di teatro, la stabilità. Stabilità che i comici italiani riuscirono a raggiungere solo nel 1660 a Parigi con il Théâtre Italienne, un’istituzione francese protetta ed estranea alle dinamiche dei ricatti e delle macchinazioni signorili poiché sotto il diretto controllo della corona.
In Italia il teatro era fortemente controllato dalla censura ecclesiastica. Per questo erano numerosi i testi messi all’indice, ai cui autori e attori veniva impedito di metterli in scena. Gli attori comici, spinti dal bisogno di guadagno e quindi mettere in scena quanti più spettacoli possibile, fecero in modo di non affidarsi più ad un testo scritto onde evitare la censura. Scelgono come metodo di produzione di spettacoli, l’improvvisazione. Un’improvvisazione, però, ragionata cioè premeditata. Tutta l’azione veniva fissata ma non su un testo scritto (al quale la censura potesse appigliarsi), bensì su una linea d’appoggio costituita dal canovaccio. Per questo con la Commedia dell’Arte parliamo di drammaturgia dell’attore: per la prima volta l’attore distingue il tempo delle prove dal tempo dello spettacolo. Nel primo, lavora sulla sua maschera, la costruisce fisicamente. Nel secondo improvvisa, cioè crea i casi specifici, le situazioni in cui la maschera agisce e che sono state studiate e concordate nella fase precedente.
Condizione fondamentale che consente a questi attori di sopravvivere facendo teatro, è il viaggio. Nei loro lunghi viaggi i comici seguivano le tratte mercantili e spesso si affidavano alla protezione dei grandi mercanti italiani recitando anche nelle loro case in occasione di feste e banchetti[1]. La Commedia dell’Arte, tuttavia, diventò il tipo di spettacolo preferito dalla alta nobiltà parigina e possiamo addirittura tener presente una data ben precisa per collocare temporalmente tutto ciò: il 1571, quando giunse nella capitale francese una troupe di attori italiani alla corte di Luigi Gonzaga duca di Nevers. Si tratta della compagnia de “I Gelosi”, scelti per i festeggiamenti di Charles – Henry de Clermont[2]. A sdoganare la Commedia dell’Arte in Francia fu il sovrano Enrico IV di Borbone e la sua sposa, Maria de Medici. Dopo le nozze con la regina Maria, celebrate anche da Rubens in una serie di famose tele, gli attori italiani cominciarono a tenere una fitta frequentazione della corte parigina, sia come singoli performers sia in compagnia.
Philippe Beaussant[3] racconta una giornata tipo di Re Luigi XIV. Spicca il breve resoconto di un pranzo a corte, naturalmente in onore del sovrano, in cui compare Scaramouche (Scaramuccia, interpretato dall’attor comico italiano Tiberio Fiorilli) tutto preso a far divertire sua maestà. Il Re, infatti, amava le buffonerie del Fiorilli in quanto sin da bambino lo accoglieva nelle sue stanze per lasciarsi allietare e divertire. Era amato anche dalla regina madre in persona, Anna d’Austria, la quale pretendeva la sua presenza a corte per allietarne i pomeriggi con lazzi e scene buffe.
[1] FERRONE S., Arlecchino. Vita e avventure di Tristano Martinelli attore, Roma – Bari, Laterza, 2006.
[2] GUARDENTI R., Gli italiani a Parigi. La Comédie Italienne (1660 – 1697). Storia, pratica scenica, iconografia, Vol I, Roma, Bulzoni, 1990.
[3] BEAUSSANT P., Anche il Re Sole sorge al mattino. Una giornata di Luigi XIV, Roma, Fazi Editore, 2004.